Caso Froome, Lappartient sembra ormai certo che per il Giro non si faccia in tempo. Dubbi anche per il Tour
David Lappartient sempre più esasperato dal Caso Froome. Dando praticamente ormai per assodato che una decisione riguardo la positività del Keniano Bianco non possa arrivare in tempo per il Giro d’Italia, il presidente dell’UCI ammette che non pensava ci sarebbe voluto tutto questo tempo, ma che gli aspetti tecnico-legali del caso hanno portato, e stanno tuttora, portando via molto più di tempo di quanto solitamente accade. Questo perché la difesa del britannico sarebbe molto complessa grazie ai maggiori mezzi a sua disposizione, contrapposti a quelli dell’UCI che dal canto sua ha dunque dovuto a sua volta concentrare molte energie sulla questione.
“Non penso che potremo avere una decisione prima del Giro – ammette dunque il numero uno del ciclismo mondiale a L’Equipe – Ma prima del Tour de France ci spero. Questa questione mette tutti, organizzatori, UCI, il corridore stesso, in una situazione insostenibile”.
Ormai alla Corsa Rosa manca meno di un mese e non si conosce neanche la data in cui ci sarà una prima consultazione per poter giudicare il caso, anche i tre mesi che ci separano dalla Grande Boucle sembrano poter essere non sufficienti dunque per arrivare al primo grado di giudizio. Il 4 maggio da Gerusalemme la presenza del Keniano Bianco è dunque praticamente certa ormai, ma ci sono dunque anche forti chanches sia anche al Grand Départ in Vandea.
“Pensavo si sarebbe risolta prima“, confessa Lappartiente che si è tuttavia dovuto arrendere all’evidenza dei fatti di “una procedura complessa” di fronte ad un corridore che “ha più mezzi degli altri e buoni avvocati”. La scelta di Froome di difendersi da ogni accusa, contrariamente a quanto fatto da altri corridori risultati positivi alla stessa sostanza, che si erano affidati alla negligenza, porta ovviamente i tempi ad allungarsi, visto che sono necessari studi e parametri aggiuntivi. “Il suo argomento consiste nel dire che ha rispettato le regole, quindi ha sviluppato grandi mezzi investigativi”, aggiunge il dirigente francese.
D’altro canto, il timore di Lappartient è anche che questa situazione possa creare problemi di ordine pubblico e della incolumità stessa del corridore. Se infatti Froome dovesse essere al via delle grandi corse senza essere stato giudicato, si troverà ad affrontare una parte del pubblico quantomeno ostile, con la possibilità che qualche esagitato possa compiere qualche gesto inconsulto. Per lui non sarebbe la prima volta, ma questo non fa che costituire un elemento di maggiore tensione… “Un corridore inviso da una parte del pubblico non è certamente un’immagine che ci auguriamo di vedere“, conclude.
Intanto, a che punto è concretamente la procedura? Il presidente UCI ammette di non saperlo perché la questione non è nelle sue mani, ma in quelle di Ulrich Haas, il giudice incaricato del caso Froome per il Tribunale Antidoping. Nelle scorse settimane era emerso che i servizi giuridici dell’UCI stavano affrontando la questione, che a questo punto dovrebbe dunque aver fatto qualche passo avanti. “Penso che sia fra i due (tra servizio giuridico e tribunale) – conclude – Spero solo che si possa andare il più veloce possibile. Sono stati raccolti abbastanza elementi sinora”.
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Continua a non esserci chiarezza, ma la cosa più assurda e vergognosa che in questi sei mesi i dirigenti non si siano adoperati per elaborare una nuova regolamentazione.
Rischiamo che la prossima volta che succederà un caso analogo, saremo ancora qui a discutere sulle tempistiche, se può correre, se deve essere fermato, ecc….
Perchè non fare una legge che dice che nel momento in cui hai un valore anomalo, ti fermo per tot giorni, dopo di chè rifatti gli esami, se idoneo ritorni alle corse.
Cosa ne pensate nel merito?
Purtroppo non si tratta di un problema del ciclismo, con l’UCI che in questi casi deve attenersi alle regolamentazioni AMA. L’Agenzia Mondiale Antidoping è infatti a sua volta messa in causa anche da Froome stesso, legiferare dunque durante questa fase è alquanto delicato e improbabile, visto che in tribunale rischia di finirci l’intera catena. In seguito alla decisione giuridica, in un senso o nell’altro, si potrà valutare un nuovo regolamento, ma farlo prima, purtroppo, è quasi inutile visto che potrebbe portare ad ulteriori e successive diatribe legali.
Logicamente l’eventuale nuovo regolamento deve valere da oggi in avanti, e non può essere legato al caso Froome, ma deve servire ad evitare un nuovo caso analogo.